Rotolo farcito di frittata al forno

Questa pietanza, che può essere anche un antipasto, non richiede grande abilità in quanto di facile preparazione, ma è comoda perché può essere cucinata in anticipo.

Ingredienti per il rotolo:
500 g di zucchine scure
3 uova medie
6 cucchiai di Parmigiano grattugiato
Sale, pepe, noce moscata
Per farcire:
100/150 g di prosciutto cotto
160 g di formaggio cremoso
100 ml di panna da cucina

Esecuzione:
Lavare, spuntare e grattugiare le zucchine poi porle in un colino e strizzarle per togliere una parte dell’acqua di vegetazione.
Rompere le uova in una capiente ciotola poi, con una frusta, sbatterle leggermente per amalgamarle. Versare le zucchine grattugiate, il Parmigiano, il sale, il pepe e un po’ di noce moscata grattugiata. Mescolare in modo da amalgamare il tutto.
Rivestire di carta forno una teglia di circa 30 x 35 cm stendere il composto pareggiandolo molto bene ed infornare a 180° per 20 minuti circa.
Ancora calda, con l’aiuto della carta forno arrotolarla partendo dal lato più corto e lasciarla raffreddare.
Una volta fredda srotolarla con attenzione per non romperla poi spalmare un leggero strato di formaggio miscelato con la panna per fare meglio aderire le fette di prosciutto che devono essere stese sopra [o un altro salume a piacere] e terminare con il restante formaggio.
Riarrotolare la frittata e conservarla in frigorifero sino al momento di tagliarla per portarla in tavola.

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La sarâca – L’aringa

“La vôla da da ôv o da lât” “la vuole da uova (femmina) o da latte (maschio)” chiedeva immancabilmente il salumiere alla cliente che gli ordinava un’aringa e, ricevutane la risposta, con mano esperta sceglieva quella richiesta.
La domanda ha fatto nascere il detto bolognese: “Mé a sän da ôv e da lât” (Io sono da uova e da latte) per indicare chi è disponibile a qualsiasi soluzione.
Considerata un cibo povero e grossolano, difficilmente si trova citata nei ricettari classici, ne parla, però, l’Artusi, dandone una versione che definisce “ingentilita”.
L’aringa era il cibo dei contadini e, quando c’era, veniva appesa , legata per la coda, ad una trave in modo che pendesse sulla tavola. A turno i commensali vi sfregavano sopra la fetta di pane o di polenta nel tentativo di rubare al pesce un po’ di sapore. Il contatto era assai fugace, in quanto la “saracca”, così appesa, sfuggiva appena toccata.
A questo proposito, anni fa, in un paesino dell’Appennino Tosco-Emiliano mi fu raccontato un aneddoto. Un ragazzino affamato colpì con la stessa fetta per due volte consecutive il mobile bersaglio. “Vôt stiupèr” “Vuoi scoppiare” lo redarguì prontamente il nonno.
Quando finalmente l’aringa veniva slegata e divisa, poiché le famiglie erano molto numerose, i pezzi erano piccoli e fortunato era quello a cui toccava la testa, solitamente la porzione più grande.
Numerosi i modi di dire che fanno riferimento a questo cibo: “L è dura l’aränga”. (E’ dura l’aringa, suol dirsi per indicare che la vita è dura); “Grâs cme una sarâca” (Grasso come una aringa, cioè magrissimo) “Fèr con una sarâca in trΔ (Fare con una aringa in tre, mangiare poveramente).
Famoso a Bologna era Giuseppe Ragni (1867- 1919), venditore ambulante e cantastorie conosciuto come “ Quall dla sarâca” perché si presentava al mercato con in testa un cilindro su cui era appuntata un’aringa salata con in bocca una banconota da 100 lire a rappresentare la povertà di alcuni e la ricchezza di altri.
Mia madre la acquistava sempre femmina perché a mio padre ed a me piacevano le uova spalmate su un crostino di pane, poi, una volta a casa, la metteva a bagno per qualche ora nel latte per togliere una parte di sale nonostante le proteste di mio padre che l’avrebbe preferita sapida. A lui toccava poi il compito di arrostirla sulle braci all’aperto.
Io, per questa preparazione ho optato per i filetti già pronti in vendita in confezioni sotto vuoto così da non doverla cuocere.
Nelle mie intenzioni doveva essere un antipasto, ma, accompagnandola con un pezzo di crescente casalinga, ne ho mangiata a sufficienza per cenare.

aringa foto

Ingredienti per 4 persone:
400 g di filetti di aringa affumicata
4 cucchiai di olio evo
200 ml di vino bianco
2 cucchiaini di zucchero semolato
1 foglia di alloro
pepe
Per le cipolle caramellate:
2 cipolle rosse di Tropea
20 g di burro
3 cucchiaini di zucchero
2 cucchiai di aceto di vino bianco

Esecuzione:
Per prima cosa occorre marinare per almeno 60 minuti i filetti di aringa disponendoli in una ciotola insieme alla foglia di alloro a pezzetti, allo zucchero, al pepe e al vino.
Nel frattempo tagliare le cipolle a fettine sottili. In una padella antiaderente sciogliere il burro, aggiungere lo zucchero e, quando comincia ad imbrunire, versare le cipolle caramellandole; appena diventano traslucide e morbide sfumare con l’aceto.
Togliere i filetti di aringa dalla marinata, tagliarli a pezzetti, condirli con l’olio evo e lasciarli riposare una mezzora prima di servirli accompagnati dalle cipolle caramellate.

Vitello tonnato con marinatura

Questo modo di preparare il vitello tonnato è diverso dal solito perché prevede la marinatura della carne e la successiva cottura con il liquido usato per marinare.
Inoltre la maionese è sostituita dai tuorli di uova sode.
Ho utilizzato il girello che è un muscolo privo di grasso; a cottura ultimata risulta asciutto, quindi particolarmente adatto per essere accompagnato da una salsa come la tonnata.
Tra parentesi ho aggiunto la quantità necessaria per 6 persone.

vitello tonnato con marinatura foto

Ingredienti per 4 persone:
500 g di girello (magatello) di vitello [800 g]
Per marinare:
200 ml di vino bianco secco [300 ml]
1 costa di sedano
1 foglia di alloro
3 foglie di salvia
3 chiodi di garofano
Per cuocere:
1 foglia di alloro
4 acciughe sottolio [6]
sale
Per la salsa tonnata:
150 g di tonno sottolio [250 g]
2 acciughe sottolio [3]
2 uova sode (solo i tuorli) [3]
1 tazzina da caffè di olio evo [½ bicchiere]
2 cucchiaini di aceto di mele [1 cucchiaio]
1 cucchiaio di capperi sottaceto più quelli per guarnire
1 cucchiaio di succo di limone [2]
brodo di cottura se occorre

Esecuzione:
Porre il girello di vitello in una ciotola con il vino bianco, l’alloro, la salvia,
i chiodi di garofano, il sedano tagliato a pezzetti, coprire e marinare la carne in frigorifero per circa 24 ore avendo cura di girarla di tanto in tanto.
Trascorso il tempo di marinatura mettere il vitello in una casseruola, versarvi sopra la marinata passata attraverso un colino per trattenere le parti solide della marinata, aggiungere una foglia di alloro e tanta acqua da coprire abbondantemente la carne.
Portare a bollore, salare e proseguire la cottura a fuoco moderato per 60 minuti.
Unire le acciughe e cuocere per altri 30 minuti, spegnere il fuoco, sgocciolare la carne, avvolgerla in carta stagnola e lasciarla raffreddare a temperatura ambiente prima di affettarla sottilmente e disporla sul piatto di portata.
Preparare la salsa mettendo nel bicchiere del frullatore il tonno sgocciolato dall’olio, i tuorli delle uova rassodate, i capperi, il succo di limone, l’aceto di mele, le acciughe e l’olio evo.
Se la salsa risulta troppo densa allungarla con un po’ di brodo di cottura della carne.
Versare la salsa tonnata sulle fette di vitello e guarnire con qualche cappero.

Girandole di frittata con mousse al tonno

Questa preparazione, facile e veloce (ho impiegato una ventina di minuti), l’ho presentata come antipasto per la cena di San Silvestro. Comoda perché si può preparare in anticipo, si può conservare in frigorifero per 48 ore senza che si alteri, limitandosi a tagliare le girandole poco prima di servirle.
Se non è gradito, il tonno può essere sostituito con salmone o prosciutto cotto.

girandole frittata tonno foto

Ingredienti per 4 persone:
Per la frittata:
6 uova
1/3 di cucchiaino di curcuma (facoltativa)
un po’ di pepe
Per la mousse:
240 g di tonno all’olio
80 g di formaggio spalmabile o mascarpone
1 cucchiaino di prezzemolo tritato
qualche stelo di erba cipollina
1 cucchiaio di succo di limone
sale e pepe
Olio di semi di arachide per la padella

Esecuzione:
In una ciotola sbattere le uova insieme al pepe e alla curcuma (facoltativa ma serve per dare un po’ di colore), versarle in una padella antiaderente unta con poco olio di arachide.
Distribuire il composto in modo uniforme e cuocerlo a fuoco medio finché la parte inferiore risulti dorata e quella superiore leggermente rassodata. Lo spessore della frittata dipende dal diametro della padella; io ne ho usata una di 38 cm.
Con l’ausilio di un coperchio delle stesse dimensioni capovolgere la frittata, farla scivolare nuovamente in padella e portarla a cottura.
Nel frattempo sgocciolare il tonno dall’olio e inserirlo nel mixer insieme a tutti gli altri ingredienti e far funzionare sino ad ottenere un composto cremoso ed omogeneo.
Se risultasse un po’ troppo duro aggiungere un altro poco di succo di limone.
Sistemare la frittata su un tagliere rivestito con carta assorbente per eliminare l’unto in eccedenza, tagliare due striscioline all’inizio ed alla fine per rendere il rotolo regolare.
Aspettare che si raffreddi, spalmare in modo regolare la mousse di tonno, poi arrotolarla strettamente, avvolgere il rotolo ottenuto con un foglio di carta stagnola e porre in frigorifero almeno un’ora prima di tagliarla a fette dello spessore di circa 1 cm.

Tortine al tonno come antipasto natalizio

Facili e veloci da preparare, comode perché si possono cucinare in anticipo (volendo si possono anche surgelare) queste tortine che richiedono pochi ingredienti che spesso si hanno in dispensa, sistemate a forma di alberello, sono state presentate come antipasto il giorno di Natale.

tortine tonno natale foto

Ingredienti per 12 tortine:
1 scatola di tonno all’olio di oliva da 300 g
3 uova
80 g di formaggio spalmabile
60 g di olive verdi denocciolate
sale e pepe
rucola per guarnire

Esecuzione:
Porre il tonno in un colino per sgocciolarlo dall’olio di conservazione, fare altrettanto con le olive ed inserire entrambi nel mixer con la lama in acciaio. Far funzionare a velocità 3 per tritare un po’ il tutto.
Aggiungere le uova una alla volta, poi il formaggio spalmabile, infine salare e pepare.
Frullare il tutto sino ad ottenere un composto ben amalgamato; se risultasse troppo compatto aggiungere un po’ di olio o di succo di limone.
Ungere degli stampini di silicone, sistemarli su una teglia da forno e, con l’ausilio di un cucchiaio, riempirli solo sino a metà con il composto.
Infornare a 180° per circa 20 minuti o sino a quando uno stecchino uscirà asciutto.
Tolti dal forno lasciarli intiepidire prima di sformarli altrimenti rischiano di rompersi.
Servirli freddi eventualmente guarnendo il piatto con foglioline di rucola o ciuffetti di prezzemolo.

Antipasto di uova marinate mozzarelle e affettato di mare

Questo piatto scenografico l’ho presentato come antipasto, ma può essere portato in tavola anche come secondo. La marinatura dà alle uova una bella colorazione esterna rendendole diverse dalle consuete uova sode mentre l’interno rimane intatto, però si percepisce molto il gusto dell’aceto che potrebbe essere non gradito a tutti.

mozzarelline foto

Ingredienti per 4 persone:
4 uova
1 scalogno
400 g di aceto di vino rosso
½ cucchiaino di semi di cumino
1 cucchiaino di semi di finocchio
5 grani di pepe nero
3 chiodi di garofano
1 foglia di alloro
1 cucchiaino di zucchero
1 cucchiaino di sale
1 cucchiaio di olio evo
4 fette di affettato di mare
1 scatola di mozzarelline impanate surgelate
Ravanelli e rucola per decorare
olio di semi di arachide per friggere

Esecuzione:
Le uova marinate vanno preparate uno o due giorni prima dell’uso.
Rassodare le uova,e sgusciarle avendo cura di togliere bene la pellicina interna altrimenti non si coloriscono.
Preparare la marinata: affettare lo scalogno e farlo rosolare nell’olio evo per 5 minuti, unire l’aceto e portarlo a ebollizione. Aggiungere i semi di cimino e di finocchio, i grani di pepe, i chiodi di garofano, la foglia di alloro, il sale e lo zucchero e lasciare sobbollire per 5 minuti.
Porre le uova in un vaso di vetro e versarvi sopra la marinata quando sarà tiepida.
Chiudere il barattolo e riporlo in frigorifero sino al momento dell’utilizzo.

Lavare i ravanelli, intagliarli con un coltello dandogli la forma di fiore, metterli in una ciotola con acqua e porli in freezer così al momento dell’uso resteranno aperti e croccanti.
Preparare la portata mettendo lungo il bordo la rucola o una verdura a piacere, togliere le uova dalla marinata, asciugarle con carta da cucina, affettarle e disporle sulla rucola, sistemare i ravanelli sul piatto e alternarli con l’affettato di mare arrotolato a cono.
Poco prima di servire friggere le mozzarelline e porle al centro del piatto.
Io le ho sistemate in una ciotolina di vetro per evitare il contatto con le parti fredde della preparazione.

La mortandela della Val di Non

mortandela trentina

Trascorse le vacanze estive in Trentino, quale miglior souvenir da portare a casa se non la mortandela tipica della Val di Non?
Si tratta di un salume che, nonostante l’assonanza del nome, non ha nulla a che vedere con la più celebre e nota mortadella bolognese, sebbene anche la mortandela vanti un’antica origine.
Un tempo veniva prodotta in famiglia per conservare le parti meno nobili del maiale, ma ora riscoperta da alcuni macellai locali, se ne è ripresa la produzione ed è possibile trovarla in alcune macellerie.
L’aspetto è quello di una grossa polpetta schiacciata per comprimere bene la carne e far uscire l’eventuale aria e, una volta stagionata, la si può trovare o cosparsa di farina di grano saraceno o avvolta nella rete di maiale.
I Trentini la consumano fresca nella minestra di orzo o stagionata con patate, polenta, o affettata come antipasto.
Oltre a quella tradizionale ne esitono anche altre versioni: affumicata, cosparsa di erbe aromatiche o un misto di carni suine e bovine.
Io ho preferito acquistare quella preparata secondo la tradizione e l’ho servita in tavola come antipasto.

 

 

 

 

 

PESCE D’APRILE AL TONNO E PATATE

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Pesce d’aprile, una tradizione internazionale di incerta origine, di sicuro c’è solo che occorre fare attenzione agli scherzi più o meno gradevoli e graditi che imperversano in questo giorno.
Anch’io ho pensato ad un pesce, senza però approfittare di qualche ingenuo, infatti ho utilizzato un vecchio stampo a forma di pesce che, da sempre, sta fra le tante carabattole della cucina e che nessuno ricorda più dove e quando sia stato acquistato.

Ingredienti:
380 g di purè di patate
100 g di tonno sgocciolato
1 cucchiaio di capperi sottaceto
1 tubetto di maionese
1uovo sodo e rucola per guarnire

Esecuzione:
Cuocere le patate nel microonde o a vapore, schiacciarle con lo schiacciapatate (evitare di usare il mixer perché le omogenizza troppo) e metterle in una ciotola capiente.
Sgocciolare il tonno dall’olio, spezzettarlo e unirlo alle patate insieme ad un cucchiaio di capperi tritati finemente, tenendone da parte alcuni per guarnire.
Aggiungere al composto di patate e tonno qualche cucchiaiata di maionese per ammorbidire l’impasto ed insaporirlo. Con una spatola di silicone mescolare il tutto accuratamente rendendo l’impasto il più possibile omogeneo.
Ricoprire con pellicola l’interno dello stampo a forma di pesce poi versarvi l’impasto e premere con le mani per riempire tutti gli spazi evitando di lasciare vuoti.
Ricoprire lo stampo con altra pellicola poi metterlo in frigorifero per almeno un’ora prima di sformare il pesce sul piatto di portata.
Decorare con maionese e porre un cappero per occhio.
Affettare con l’apposito strumento l’ uovo sodo e usarlo per guarnire insieme alla rucola.

Nota: in frigorifero si conserva per 2 o 3 giorni; può essere congelato.
Può essere servito sia come antipasto sia come secondo accompagnato da verdure.